Venerdì 23 giugno sono saliti sul palco del Prima Estate Festival i Fontaines D.C. per la loro prima data italiana del tour europeo. La prima volta che ho visto la band di Dublino era a Parma nel 2021, in pieno post-COVID, dove ancora vigevano le restrizioni e di conseguenza il pubblico è stato costretto a rimanere seduto per un concerto ed una band che invece richiedono di stare in piedi e muoversi tra la folla. Dopo la data dolce-amara di Parma, quindi, questo concerto per me era una rivalsa; aspettavo che i Fontaines D.C. mi provassero che possono essere coinvolgenti live tanto quanto nei loro dischi. Con un inizio esplosivo grazie agli Shame, un altro grande gruppo post-punk, e un set dei Kasabian caratterizzato dalla pioggia, il fango e dei guanti con i laser che forse avrò visto solo al saggio di danza di mia nipote, eravamo pronti per iniziare con l’headliner. Ero pronta alla rivincita degli irlandesi. Il set inizia con “Romance,” la title track dell’ultimo album della band. Un album che rappresenta il loro passo più audace fino ad ora, un disco con influenze diverse che dimostrano un vero sviluppo artistico. Durante il concerto, il frontman e cantante della band, Grian Chatten, pur essendo silenzioso per la maggior parte del tempo, riesce a irradiare un’energia travolgente mentre canta, grazie ai testi così crudi e potenti che caratterizzano la lirica dei Fontaines D.C. Specialmente durante l’esibizione live dell’ultimo singolo “Starbuster,” dove Chatten racconta di un episodio in cui ha avuto un attacco di panico nella stazione St. Pancras di Londra, una canzone scandita da respiri profondi e impanicati tra un verso e l’altro. È proprio qui che si comprende quanto l’energia dei Fontaines D.C. sia straordinaria ed intensa: vedere un pubblico intero che respira con lui, come se condividessimo tutti insieme questo momento di panico e vulnerabilità, ti fa venire un nodo nello stomaco.Il set ha mantenuto un equilibrio giusto tra i brani dei quattro album della band, senza concentrarsi esclusivamente sulle loro “hits”. Infatti, non hanno suonato pezzi come “Liberty Belle,” una delle loro tracce più orecchiabili, dimostrando che, almeno per ora, non sono una band dipendente dalle hits passate. L’unica nota negativa è stata la comparsa di problemi tecnici durante il concerto, che hanno costretto la band a prendersi una breve pausa di 5 minuti. Questo momento, però, ironicamente non mi è dispiaciuto, poiché ci ha evitato l’encore pianificato. La performance dei Fontaines D.C. al Prima Estate Festival è stata un’esperienza emozionante e autentica, confermando la loro reputazione come una delle band più rilevanti e potenti della scena musicale contemporanea e ai miei occhi si sono presi la loro rivincita.