A quasi due anni dall’ultimo album dell’artista belga, Stromae risulta oggi uno tra gli artisti internazionali più eclettici e interessanti degli ultimi tempi. Dopo aver scalato le classifiche nel 2010 con il suo singolo Alors on dance, vince nel 2013 il premio come artista belga agli MTV Europe Music Awards con l’album Racine Carée, che si fondava sui temi dell’esclusione e della marginalità, su temi politici e di accettazione.
Dopo un periodo di distacco dalla scena pubblica – durato quasi dieci anni – dovuto ad una grave malattia e ad una successiva depressione, Stromae ritorna nel 2022 con l’album Multitude; un esempio pratico e strabiliante dell’anima eclettica dell’artista, in cui egli riesce ad accostare alla sua sensibilità pop una sottotrama orientale, creando un disco con un sottofondo etnico e che rimanda a radici lontane di svariate culture.
Un album di infinite connessioni
È proprio in questo album, come traspare già dal titolo, che l’artista sperimenta non solo a livello musicale tramite strumenti inusuali nella cultura occidentale (come l’erhu, il violino tipico cinese, oppure il ney, un flauto mediorientale) ma anche a livello tematico; lo fa collegando una moltitudine di culture mediante i significati universali dei testi, con infine un sottofondo ancestrale dato da voci corali che restituiscono la dimensione antica che si è persa nel tempo.
Sono 12 i singoli contenuti nell’album e tutti ci parlano dritti al cuore: il tema dell’outsider è sempre presente, ma si mischiano tematiche come la quotidianità, l’apatia derivata dall’abitudine, la solitudine, la gioia e il dolore, l’amore in tutte le sue forme. È un viaggio introspettivo dell’artista che tocca ognuno di noi e racconta i momenti più difficili della sua vita come la malattia e la depressione; ne è esempio il singolo Enfer, dove si colgono perfettamente lo sperimentalismo musicale, l’influenza orientale e le riflessioni sull’amore e sull’essere genitori – vera ancora di salvezza per i momenti più bui dell’artista – sulla gioia e sui momenti di pura felicità.
È nei singoli posti in chiave antitetica che si coglie il cuore di tutto l’album: Mauvaise Journée, e Bonne Journée, rispettivamente il resoconto di una giornata attraverso due prospettive opposte. Stromae da vero Maestro, come ci suggerisce da sempre il suo nome, ci mostra ancora una volta quanto la vita sia una miscellanea di emozioni e colori difficili da carpire anche dagli artisti, dove si scontrano incessantemente momenti di difficoltà con attimi di gioia incredibile.
Ogni singolo racconta una tematica differente, ma di estrema importanza e delicatezza, e soprattutto ogni pezzo è caratterizzato da una caratteristica fondamentale che è quella dell’universalità: tutti i brani possono estendersi nel tempo e nello spazio, toccando corde conosciute a tutti da sempre.
https://www.youtube.com/watch?v=DO8NSL5Wyeg&list=OLAK5uy_nb31bqDX6HwTPBdrOKPBdScUpQ_HT3C80&index=5
Solassitude, un canto alla routine
È con il suo singolo Solassitude che Stromae parla a tutti noi attraverso una melodia dolceamara, riflettendo in chiave poetica sulla quotidianità, sulla banalità della routine, sulla difficoltà di stare da soli e con gli altri. Sintomatico è proprio il ritornello del brano che afferma « Le célibat me fait souffrir de solitude, la vie de couple me fait souffrir de lassitude,» ovvero «il celibato mi fa soffrire di solitudine, la vita di coppia mi fa soffire di stanchezza.»
https://www.youtube.com/watch?v=_VXFmfbHE84
L’ultimo album di Stromae, che ci auguriamo di risentire presto in live, ci fa sognare, riflettere, ci collega ad antenati e culture ancestrali lontane da noi, ma presenti nel nostro DNA e ci parla dritti al cuore attraverso una dolcezza talvolta alienante, ma con una forza che rimanda alla joie de vivre.