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Brian Molko a processo: gli insulti al governo costano caro al frontman dei Placebo

Per sua natura il rock è, e deve essere, il genere musicale dall’anima ribelle. I Placebo lo hanno sempre saputo, e sempre dimostrato, ma nell’era del politicamente corretto Brian Molko, leader dei Placebo, potrebbe doverne affrontare le conseguenze. Durante un concerto al Sonic Park di Stupinigi, Torino, nel luglio 2023, l’iconico frontman si è lasciato andare a un attacco frontale contro la Premier italiana Giorgia Meloni, definendola “fascista” e “razzista”, e aggiungendo qualche espressione più vivida.

Parole che hanno immediatamente innescato una bufera politica e giudiziaria, con Meloni che ha subito denunciato il frontman della band per vilipendio delle istituzioni. Ora, a distanza di mesi, il conto è arrivato: Molko sarà processato e dovrà rispondere delle accuse.

Brian Molko, fonte: Virgin Radio Italy

Il vilipendio delle istituzioni è un reato previsto dal codice penale italiano e punisce chi offende il prestigio di un’istituzione pubblica. Nel caso specifico, la Procura di Torino ha aperto un fascicolo subito dopo il concerto, ma per procedere era necessaria l’autorizzazione del Ministero della Giustizia. Il via libera è arrivato nel febbraio 2025, dando ufficialmente il via a un processo che potrebbe concludersi con una multa fino a 5.000 euro per il cantante britannico.

La vicenda ricorda altri scontri tra il governo Meloni e personaggi del mondo della cultura. Un esempio eclatante è quello di Roberto Saviano, che nel 2023 è stato condannato per aver definito la Premier “bastarda” in un’intervista del 2020. Ora tocca a Molko, un’icona della musica alternativa, affrontare il sistema giudiziario italiano per le sue parole sul palco.

Placebo. Fonte: Onda Musicale.

L’episodio ha scatenato un acceso dibattito sulla libertà d’espressione in Italia. I sostenitori di Molko vedono nell’inchiesta un tentativo di repressione nei confronti di chi critica il governo, mentre i difensori della Premier ritengono che certe affermazioni non possano passare impunite, specie quando provengono da una figura pubblica con un ampio seguito.

La musica rock ha una lunga storia di sfide al potere e provocazioni, dai Sex Pistols che negli anni ’70 chiamavano la Regina “un’idiota fascista”, fino a Bob Dylan che metteva in discussione l’intero sistema spesso e volentieri nel corso delle sue esibizioni. Ma in un’Italia sempre più polarizzata, dove si traccia il confine tra critica legittima e offesa perseguibile per legge?

Se condannato, Molko potrebbe dover pagare una multa irrisoria, ma è a livello simbolico che il processo sta avendo un enorme impatto mediatico: i Placebo, con milioni di fan in tutto il mondo, potrebbero trasformare questa vicenda singola in una battaglia per la libertà di parola, attirando l’attenzione internazionale sulla questione della censura nel nostro paese.

Al momento, la data del processo non è ancora stata fissata, ma una cosa è certa: l’Italia si trova di fronte a un caso che potrebbe segnare un precedente storico per il rapporto tra arte, politica e giustizia. Sarà una lezione per gli artisti che osano sfidare il potere o un segnale che la libertà d’espressione deve essere protetta a tutti i costi? Comunque vada, noi ci auguriamo che i Placebo e tutte le altre rock band continuino a usare la propria popolarità anche per invitare i fan a tenere gli occhi bene aperti sul clima politico che ci circonda.

I Placebo nella storica esibizione live alla Brixton Academy, 1998.

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