[…] e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Kurt Cobain

Voce di una generazione, icona immortale che in questa dimensione ha lasciato energie infinite, per quanto la propria esistenza sia stata “breve”; anche Kurt Cobain che oggi (20 febbraio 2025) avrebbe compiuto 58 anni, è uno dei leggendari nomi del cosiddetto “club dei 27”.
Un suicidio quello del giovane Cobain, consapevole della sua scelta e pronto a salutare il mondo con una lettera cui contenuto rimane ancora oggi scandaloso, commovente, intenso, penetrante:
A Boda (amico immaginario d’infanzia di Kurt Cobain)
Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso.
Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire.
Tutti gli avvenimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l’etica dell’indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Da troppi anni, ormai, non ho più provato esaltazione ascoltando musica, o creando musica, o scrivendo davvero qualcosa, e per questo mi sento tremendamente in colpa.
Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come per Freddy Mercury, la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l’ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non voglio imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti ne nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente e quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%.
A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e lo faccio, Dio, credimi lo faccio, ma non e’ abbastanza). Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po’ stordito per ritrovare l’entusiasmo che avevo da bambino.
Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, inavvicinabile, Pesci, uomo Gesu’ !
Perché non ti diverti e basta? Non lo so!
Ho una moglie divina che trasuda ambizione e empatia e una figlia che mi ricorda troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia, bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno le farà del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva, rocker morta come me.
Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente.
Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo stravagante, lunatico, bambino! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, e meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Pace, Amore, Empatia.
Kurt CobainFrances e Courtney, io sarò al vostro altare.
Ti prego Courtney continua così, per Frances.
Per la sua vita, voglio che sia felice senza di me.VI AMO, VI AMO
Non solo un’eredità musicale quella lasciata dal frontman dei Nirvana, nato nel 1967 ad Aberdeen (Washington), ma un’eredità fatta di ribellione e anticonformismo, profondità umana, sensibilità derivante da una verità talmente forte da essere “incredibile” – e indelebile -.
Un uomo magnetico e un artista incredibilmente influente, cui voce graffiante e sincera ha decorato testi di brani fondamentali per la storia del rock; eppure come spesso accade per animi tanto puri, tanta bellezza era infinitamente tormentata.
Abusi, dipendenze, difficoltà ad adattarsi a un mondo che lo acclamava…ma lo vedeva? Forse no, lo ascoltava ma non lo sentiva, e lo vedeva come lo spirito ribelle simbolo del movimento grunge, giustificando la sua sparizione con le dipendenze e la classica espressione “bello e dannato”.
Ciò che in realtà era la luce di Kurt Cobain ed è tuttora una fiamma che brucia, è l’autenticità di un artista che artista era davvero, tanto che la sua impronta è tuttora visibile, la sua musica tuttora emozionante – e visionaria -.