La casa di produzione e distribuzione cinematografica statunitense A24 pubblica Everyone’s Getting Involved: A Tribute to Talking Heads’ Stop Making Sense. Si tratta di un album di 16 cover dei brani più iconici dei Talking Heads, interpretati da artisti internazionali del panorama attuale. Il progetto celebra il 40° anniversario del film-concerto Stop Making Sense del 1984 che è stato proiettato in sala lo scorso autunno. Il lancio della raccolta è stato assegnato ai Paramore, con la loro brillante cover di Burning Down The House, un brano tra i più amati della band. Insieme alla voce di Hayley Williams è possibile trovare anche Miley Cyrus, Lorde, The National, Girl in Red, The Cavemen, Blondshell, Él Mató a un Policía Motorizado, DJ Tunes, Jean Dawson, BADBADNOTGOOD feat. Norah Jones, Toro Y Moi e Brijean, The Linda Lindas, Teezo Touchdown, Kevin Abstract e Chicano Batman feat. Money Mark.
Miley Cyrus contribuisce al progetto con una sua particolare interpretazione di Psycho Killer, il brano iconico uscito nel 1977, importante non solo per la carriera dei Talking Heads ma anche per l’evoluzione della scena musicale new wave mondiale. La versione di Miley è molto personale, è cantata su synth e batterie dance. Anticipata da una performance di marzo 2024 allo Chateau Marmont di Los Angeles, le sonorità che caratterizzano la cover sono elettroniche e graffianti e i riferimenti a una Madonna del 2012 non passano inosservati. Un’interpretazione coraggiosa, l’originale è stata stravolta ed è sicuramente più difficile da digerire dai fan rispetto agli altri brani della raccolta. Il compito non era facile: Psycho Killer è un brano cardine della generazione new wave, un pezzo fondamentale della storia della musica.
I Talking Heads – David Byrne, Tina Weymouth, Jerry Harrison, Chris Frantz, Adrian Belew – pubblicano il brano il 2 dicembre 1977. Tratto dal loro album di debutto Talking Heads: 77, fu la prima opera scritta dalla band. Quando David Byrne presentò la canzone al gruppo spiegò che voleva inserire alcune parole in giapponese, quando però chiese a una ragazza che parlava la lingua di elaborare una frase che evocasse in qualche modo un omicidio, lei non fu d’accordo. Alla fine fu scelto il francese e la parte venne scritta da Tina Weymouth che si ispirò al film Psycho (1960) del grande regista Alfred Hitchcock.
Psycho killer
Qu’est-ce que c’est?
Fa-fa-fa-fa, fa-fa-fa-fa-fa-far better
Run, run, run, run, run, run, run away
Il testo di Psycho Killer non è altro che un viaggio nella mente di un assassino psicopatico. Un’altra fonte di ispirazione insieme al personaggio maniaco, stalker e omicida di Norman Bates fu Alice Cooper con il suo shock rock che dominava la scena dell’epoca. Il background newyorkese della fine degli anni ‘70 era pulp e d’impatto, il fascino per l’horror e gli squilibrati era già in voga ed è una moda che sembra non passare mai.
Oggi abbiamo i podcast true crime, libri, musica, infinite produzioni cinematografiche (American Horror Story, Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, Baby Reindeer, Conversazioni con un killer: Il caso Bundy, You, Mindhunter) ispirati alle storie di omicidi più famose (Cecil Hotel, Richard Ramirez, Jeffrey Dahmer, Ted Bundy, Aileen Wuornos) e il messaggio sembra essere lo stesso: il fascino delle menti malate non passa mai di moda. Il serial killer intriga il grande pubblico, sia quando si tratta di un personaggio di fantasia o una persona realmente esistita. Sono interessanti le motivazioni, la tecnica, i pattern, il ragionamento necessario a scovarlo e a sconfiggerlo ma soprattutto la fusione perversa tra follia e logica.
Alla radice di questo interesse così duraturo c’è sicuramente anche il desiderio umano di trovare una spiegazione a tutto ciò che risulta crudele, inconcepibile e disumano. Se nelle azioni mostruose e violente è possibile trovare una logica allora la paura diminuisce e la fiducia per l’umanità aumenta.