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La rockstar Jesse Malin, ex frontman dei Heart Attack e D Generation, è rimasto paralizzato per un “ictus” spinale

Jesse Malin, ex frontman dei gruppi punk Heart Attack e D Generation, a Maggio si trovava a una festa in un ristorante italiano di New York quando la sua vita è cambiata d’improvviso; ha avvertito una sensazione di bruciore nella regione lombare che si è propagata dai fianchi fino ai talloni. Le gambe gli hanno ceduto ed è crollato a terra.

Tutti stavano in piedi sopra di me come in “Rosemary’s Baby”, e dicevano un sacco di cose diverse, e io ero lì senza sapere cosa stesse succedendo al mio corpo,

ha spiegato Malin a Rolling Stone il mese scorso.

L’energico performer (che pensate, si è tuffato per la prima volta in pubblico all’età di 14 anni durante la registrazione di un concerto di Fear al Saturday Night Live – ha finito per avere un raro infarto del midollo spinale, o ictus alla schiena, che lo ha lasciato paralizzato dalla vita in giù.

Malin ha trascorso due settimane in ospedale, dove è stato sottoposto a diversi interventi alla spina dorsale. Attualmente è ricoverato in una struttura di riabilitazione dell’Università di New York dove fa fisioterapia e sta imparando a svolgere le attività quotidiane senza l’uso delle gambe.

Oltre allo shock di dover imparare a destreggiarsi nel suo nuovo corpo, Malin dovrà trasferirsi dal suo appartamento senza ascensore a New York City a uno accessibile. Il musicista ha dichiarato a Rolling Stone che teme di non potersi permettere il costo del trasloco e delle spese mediche, che comprendono cure a lungo termine e riabilitazione ambulatoriale, nonostante sia assicurato e lavori come musicista. A causa dell’ictus, Malin ha anche dovuto cancellare un tour estivo che avrebbe rimpinguato il suo conto in banca.

Disabilità e povertà sono questioni intersezionali, come ormai è dimostrato da anni. Diversi studi rivelano che un’alta percentuale di persone disabili non ha un lavoro o fatica a trovare lavoro e, quando lo trova, è solo dopo molto tempo. I fattori di discriminazione sono variabili e vanno dalla discriminazione lavorativa puramente abile all’inaccessibilità del posto di lavoro, fino alla mancanza di sistemazioni di viaggio che permettano a una persona disabile di raggiungere il posto di lavoro.

Il manager e gli amici di Malin hanno avviato una campagna con il Sweet Relief Musicians Fund per raccogliere fondi per le spese del cantante. Le donazioni, interamente deducibili dalle tasse, saranno destinate direttamente alle sue cure.

Malin ha ammesso a Rolling Stone di provare sentimenti contrastanti nel ricevere aiuto anche se in passato è stato felice di raccogliere fondi per aiutare gli altri. Ha inoltre dichiarato di essere “imbarazzato” a chiedere aiuto lui stesso.

Ho sempre pensato che con questi microfoni, queste chitarre e questi locali abbiamo una voce per aiutarci a vicenda. Ma è molto difficile per me tornare indietro ed essere quella persona. Non voglio essere un peso, ma sto imparando. Stare qui e non essere in grado di camminare è molto umiliante.

Questa è anche l’occasione di ricordare che la comunità disabile è la più discriminata nella nostra società nonostante sia anche quella più ampia e che vede aggiungersi persone tra le proprie fila (ricordiamoci che l’abilità è solo uno stato temporaneo del nostro corpo e che tutti possiamo incorrere in incidenti, malattie o semplicemente vecchiaia che ci possono rendere disabili dall’oggi al domani, vedasi il caso di Malin). Il mondo dell’intrattenimento, e soprattutto della musica, non è gentile nei confronti di chi ha una disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva che sia) e pone molti ostacoli, sia fisici che culturali agli artisti disabili che vogliono imbarcarsi in questo ambiente. Chi riesce a nominare qualche musicista o cantante disabile ben conosciuto anche dai non super nerd della musica? Forse Ray Charles e Beethoven, ma sono entrambi morti da tempo. Certo, c’è Lady Gaga che ha la fibromialgia (ma è una disabilità/malattia invisibile e se non lo avesse dichiarato lei stessa non lo sapremmo). Ma di più non si trova. E non certo perché i disabili manchino di talento.

Inoltre c’è la questione dell’aggravarsi della povertà delle persone disabili; se persino una rockstar come Jesse Malin — che incassa sicuramente il triplo di quanto incassi un cittadino medio con un lavoro “normale” — ha difficoltà economiche ora che si trova a dover cambiare casa e far fronte alle spese mediche, immaginate come risulta la situazione per una persona disabile qualsiasi, magari con una disabilità ben più grave di quella di Malin, e che non lavora. E d’accordo, possiamo dire che la differenza tra noi e gli USA è che negli USA le spese mediche te le paghi di tasca tua (o tramite l’assicurazione, così come i dispositivi medici), mentre in Italia abbiamo la sanità pubblica, tuttavia anche da noi le cose non sono semplici, anzi.

Questa potrebbe essere una buona occasione per iniziare a parlarne. Forse. Speriamo. Intanto, a me non dispiacerebbe vedere Jesse Malin fare la rockstar su un palco con una sedia a rotelle.

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